CATECHESI DEL 10/12/2023 al Rosario Carismatico di DON GIAMBATTISTA MASTRONARDI (Don Jumbo)

CATECHESI DEL 10/12/2023 al Rosario Carismatico di DON GIAMBATTISTA MASTRONARDI (Don Jumbo)

sbobinamento dal parlato a cura di Samuele Ciardelli e Adelaide De Blasio

L’UMILTA’ VINCE SU TUTTO

Mi piace il logo dei Figli della Luce che dice “La potenza di Dio è la nostra forza”. Qual è La potenza di Dio? La potenza di Dio è proprio la sua umiltà.

L’umiltà di Dio è la nostra forza. Perché ho scelto questo titolo? L’umiltà vince su tutto, ANCHE ORA che stiamo vivendo un tempo di una crisi morale forte dovuta al fatto che molti di noi hanno cancellato l’umiltà di cuore. Ce lo dice anche San Paolo. Lo troviamo nelle lettere di San paolo a Timoteo quando afferma “negli ultimi tempi le coscienze si addormenteranno”, cioè perderanno il profumo dell’umiltà. Non so quanti di voi hanno avuto la gioia di vedere un immagine  di San Nicola di Bari. Sul braccio di San Nicola possiamo notare il libro dei Vangeli, questo libro viene anche riportato sulla statua di Sant’Antonio, sottolineo questo aspetto nell’iconografia delle statue perché la santità e l’umiltà nascono proprio dall’esperienza con la Parola di Dio. Non si può arrivare all’umiltà del cuore se non si passa attraverso l’umiltà di Dio con la Sua Parola. Ed è bello vedere sull’immagine di S. Nicola e S. Antonio proprio il Vangelo, la Parola di Dio, la Sua presenza, la Sua Santa verità. E’ dunque la Parola di Dio che per noi cristiani è importantissima perché è l’incontro con il cuore di Dio. E ha tre caratteristiche spirituali. E’ una Parola che ci salva, ci trasforma,  e ci fa diventare figli di Dio, figli della luce.

La seconda caratteristica della Parola di Dio, del Vangelo di Dio, è che questo Vangelo che viene proclamato con solennità ogni domenica è una Parola che converte la nostra coscienza e la nostra vita per sempre, senza avere più paura di quello che il mondo pagano tenta di offrirci. Se l’umiltà ci offre il perdono, la condivisione, la mitezza, la bontà, il mondo ci offre la superbia, l’arroganza, la vendetta…Ed ecco perché dico è bellissimo il logo che avete “La potenza di Dio è la nostra forza” , cioè l’umiltà di Dio è la nostra forza e l’umiltà di Dio vince su tutto.

La terza caratteristica  proprio  della Parola di Dio è che ci insegna unicamente la via dell’umiltà, la strada dell’umiltà è la strada che ci conduce alla santità. Tutti i santi nel loro cuore hanno  vissuto e percorso la via dell’umiltà. Non troveremo nella storia dei santi o nella storia di uomini giusti ,persone che non abbiano fatto esperienza nel loro cuore dell’umiltà. Proprio perché l’umiltà è la fiamma della nostra coscienza, quella fiamma dà vita alla nostra libertà e al nostro agire. Dunque non può esserci santità nei nostri cuori, se non c’è quella fiamma dell’umiltà, e i grandi santi hanno vissuto proprio nell’umiltà. San Filippo Neri, Padre Pio, San Nicola, Sant’Antonio, Santa Lucia:.la loro vita è stata un riflesso di umiltà genuina del cuore, cioè un cuore che non si va a compromettersi con l’orgoglio, con la presunzione, ma un cuore che si inginocchia davanti alla grandezza di Dio e davanti alla propria povertà umana. Ora vorrei brevemente sottolineare con due parole cosa significa santità, perché questo concetto spesse volte pensiamo che sia riservato ai frati, alle suore, ai sacerdoti, cioè i santi sono loro; invece,  la santità è una chiamata per tutti i battezzati, dal più piccolo al più grande. E proprio l’elenco dei santi ci offre una categoria vasta di tanti santi, bimbi santi, famiglie  sante, medici santi. Ecc..

Allora cosa significa santità? La santità non può essere considerata quella semplice aureola che noi vediamo nell’immagine dei santi, o quella corona d’argento o d’oro che noi vediamo sulle statue Ma cos’ è allora questa santità? E’ l’aureola dell’umiltà, questa è la santità dei nostri santi e noi dovremmo ricoprire il nostro cuore proprio con l’aureola dell’umiltà che è proprio la vera forza dei cristiani. E questa aureola dovremmo metterla tutti noi. Anche i genitori dovrebbero insegnare ai figli la via dell’umiltà, non possiamo dare ai nostri figli la via della tecnologia,  o del tutto  è dovuto, se i genitori non insegnano ai propri figli il gusto, il profumo dell’umiltà, non avremo mai una società limpida, una società basata sulla giustizia. Ma avremo sempre quella società ribelle alla grazia di Dio e alla verità di Dio.

Dunque, la santità non significa fare i miracoli. La santità significa essere figli di Dio nella propria miseria umana però lasciarsi convertire dalla grazia di Dio, assumendo però un atteggiamento di umiltà, e l’umiltà sarebbe proprio inginocchiarsi davanti alla verità di Dio con la propria coscienza. È questa l’umiltà, inginocchiarsi con il proprio cuore con la propria fragilità davanti a Dio, davanti alla Sua Santa verità e lasciarsi trasformare dalla verità di Dio. Questo hanno fatto i santi, questo hanno fatto i grandi santi, questo hanno fatto i martiri. Noi abbiamo tante persone che nel silenzio della nostra società vivono questa  santità nel silenzio del cuore, che ogni giorno si inginocchiano in umiltà davanti alla verità di Dio facendo crescere la propria famiglia, il proprio lavoro nella grazia del cielo. In questo periodo storico, questo periodo così travagliato della nostra umanità, dove sembra che il male vorrebbe gridare vittoria su tutto e soprattutto una società  che vorrebbe cancellare definitivamente Dio, tutti noi abbiamo bisogno di riscoprire l’umiltà abbiamo bisogno di riscoprire Dio, di vivere nella fede e nella luce di DIO. Proprio per rimanere ancorati a una coscienza santa, cioè impregnata di umiltà. Questa è la coscienza santa, questa è la coscienza dei santi ,impregnati di umiltà. Ricordiamo la storia di San Filippo Neri. Lui sapeva benissimo di essere impregnato di una grazia spirituale e non voleva essere considerato un santo vivente, per questo cercava di apparire davanti alla gente un po’ con un atteggiamento “stupido”, proprio perché non voleva cadere nella superbia di quella grazia che il Signore gli aveva concesso nel suo cuore, S. Filippo Neri era ironico, proprio perché non voleva esaltarsi, non voleva montarsi. La santità e l’umiltà devono coinvolgere tutta la nostra vita, non si può essere umili se non passiamo dalla luce di Dio, una libertà senza la verità di Dio non è mai una libertà vera, ma diventa un libertinaggio, cioè una coscienza non più viva ma una coscienza che non è più pura ,una coscienza che non è più responsabile, una coscienza che non è più umile, perciò, Gesù nella Sua santa predicazione sottolineerà con autorità dicendo” la mia verità vi farà liberi chi accoglie la mia parola vivrà in eterno, senza di me non potete fare nulla”. Come si accoglie dunque la verità di Dio? Con quale atteggiamento ci si dispone davanti a Dio? Se noi assumiamo un atteggiamento scientifico, razionale, psicologico, laicale, non entreremo mai in comunione con Dio. Infatti, se ricordate nel libro dell’esodo cap.3 ver.5 quando Mosè vi entrerà nel roveto, troviamo scritto “non ti avvicinare qua, togliti i calzari dai piedi perché il luogo su cui stai è luogo sacro”. Significa che Dio vuole dire se vuoi comprendere chi sono io per te, togliti ogni pregiudizio. E l’umiltà è proprio questo togliersi dal cuore il pregiudizio, l’arroganza, la superbia. Se vuoi entrare in comunione con me, togliti le scarpe dai piedi, cioè ti devi togliere la superbia , la presunzione, l’arroganza, la malizia. Anche S. Paolo leggiamo quel bellissimo passo quando lui cadde da cavallo, che significa cadere da cavallo? Cade dall’ arroganza, cade dai pregiudizi. Quella caduta risveglierà in S. Paolo la fiamma dell’umiltà e quella piccola fiamma di umiltà lo farà diventare uno dei grandi Apostoli. Togliersi i calzari significa proprio mettersi in atteggiamento di umiltà, avere il coraggio di spogliarsi del proprio io. Questo lo farà anche S. Francesco, S. Francesco prima di convertirsi ha vissuto una vita di divertimento, sciupava i soldi,, ne combinava di tutti i colori, poi cosa gli accade? Si trova in mano, durante la  sua prigionia, un piccolo Vangelo, quella lettura del Vangelo lo porta nella profondità della sua coscienza spenta, ma allo stesso tempo quel Vangelo andrà a riaccendere nel  cuore di San Francesco la fiamma dell’umiltà. Cari amici solo con l’umiltà si può entrare nel cuore di Dio ed essere trasformati nella Sua sapienza divina, se non ci mettiamo in atteggiamento di umiltà non comprenderemo mai né la voce di Dio e né la presenza di Dio. Gesù dirà infatti nella Sua predicazione” La mia Parola non è per i dotti”. Chi sono i dotti? I dotti erano coloro che vivevano sulla propria superbia, sulla loro vanagloria, i dotti erano quelli che ragionavano sulla loro razionalità, costruivano la loro vita sulla loro razionalità, ma Gesù dirà “questa mia parola è riservata solo a chi si fa piccolo” e allora chi è piccolo? È proprio colui che si fa umile davanti alla grandezza di Dio. Allora noi dobbiamo assumere giorno per giorno, nella nostra vita, un atteggiamento di piccolezza davanti a Dio; cioè un atteggiamento di umiltà. Se leggiamo il capitolo dei discepoli di Emmaus, questi due discepoli nel capitolo di Luca sono coinvolti in un primo momento  nella razionalità umana e nella delusione del Messia e sono delusi nonostante hanno sentito parlare di questo grande uomo, rimangono chiusi nella loro razionalità umana, ma cosa succede? Che il Maestro si avvicina (dice il capitolo di Luca), cioè il Messia, e dal Messia si lasciarono aprire gli occhi del cuore dall’insegnamento della Parola di Dio. Infatti, nel testo di Luca Cap.24 ver.27 Gesù dirà ai due discepoli, che ancora non lo riconoscono, che è il Risorto “sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti e cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in  tutte le Scritture ciò che si riferiva a LUI”. Ecco perché ho fatto riferimento all’immagine di San Nicola e all’immagine di Sant’Antonio dove viene riportato sulle loro mani la santa Parola di Dio, cioè il  Santo Vangelo. Non si può entrare in conoscenza con Dio se non si passa attraverso la Parola.

“Quando fu a tavola “dice ancora il capitolo di Luca “il maestro prese il pane, lo spezzò e lo diede loro, allora si aprirono i loro gli occhi e lo riconobbero” Questo è l’atteggiamento dell’ umiltà verso Dio e questo è l’atteggiamento che tutti i santi hanno avuto verso Dio. Anche i peccatori. Quando noi leggiamo nei Vangeli che i peccatori che si avvicinano al maestro non diranno guariscimi, ma diranno semplicemente Figlio di Dio perdonami, Figlio di Dio abbi pietà di me, quello è l’atteggiamento di umiltà e non può esserci un atto di fede verso Dio se non c’è prima un atteggiamento di umiltà verso Dio. In questo passo di Luca dei discepoli di Emmaus, si può comprendere e percepire la bellezza dell’umiltà. L’umiltà è la strada che dà luce ai nostri occhi. L’umiltà apre la nostra coscienza alla conoscenza di Dio. In parole povere l’umiltà ci apre e ci permette di entrare in perfetta comunione e adesione totale  in Dio e con Dio. Con Dio significa rimanere con Lui, non  scappare davanti a Lui  non fare l’esperienza del cuore chiuso. Ricordate: c’è un passo del Vangelo in cui un gruppo di discepoli si distaccheranno dal Maestro , dicendo “Maestro la tua parola è troppo dura per i nostri cuori e se ne andarono” il cuore duro è proprio questo, un cuore senza più l’umiltà e quando non c’è più l’umiltà nel nostro cuore, quel cuore diventa un cuore di pietra. Allora possiamo dire che la nostra fede senza l’umiltà, senza l’adesione alla volontà di Dio rimane sempre una falsa fede e rimane una farsa teatrale, cioè assumiamo un atteggiamento di alta ipocrisia e purtroppo l’ipocrisia diventerà il palco di una falsa coscienza impregnata solo di arroganza, come fecero quei discepoli rivolgendosi al Maestro dicendogli “la tua parola è troppo dura per il nostro cuore. Se invece in quei discepoli ci fosse stato l’atteggiamento di volontà, avrebbero detto Signore la tua parola dà vita alla mia anima. Tutti noi sappiamo cosa vuol dire il termine umiltà, basta andare su un enciclopedia  o su un dizionario teologico e si trova scritto: virtù per la quale l’uomo riconosce i propri limiti rifuggendo ad ogni forma di orgoglio, di superbia, di presunzione, di gelosia, di invidia. Dunque un atteggiamento di non vera umiltà diventa per noi una vera sconfitta alla nostra coscienza e S. Francesco farà proprio questa esperienza, da un cuore irresponsabile, cioè senza umiltà diventerà poi un cuore ricco della grazia di Dio e si convertirà, ma c’è proprio l’iniziativa dell’atto di S: Francesco ad aderire all’atto della conversione di Dio, perché S. Francesco riaccenderà nella sua coscienza spenta quella piccola fiamma dell’umiltà. Spesse volte, lo dico non per fare polemica, nelle omelie, nelle conferenze, nelle catechesi sottolineiamo sempre le varie caratteristiche di Dio o di Gesù con vari attributi, cioè Dio è Amore, Dio è Giustizia, Dio è Misericordia, Dio è Libertà, Dio è Gioia, Dio è Tenerezza, Dio è tutto. Dio è Padre, Dio è Sapienza infinita ma poche volte sottolineiamo l’aspetto fondamentale e unico di Dio, cioè Dio è umiltà. Questa caratteristica di Dio rappresenta il suo agire e il suo essere; quando noi  diciamo Dio è forte, Dio degli eserciti, vogliamo sottolineare che la grandezza di Dio è nella sua sacra umiltà, e qui è la potenza di Dio, nell’espressione l’umiltà vince su tutto vogliamo ribadire la grandezza e la totalità di Dio. Cioè Dio Santo, Unico e Vero e questo lo si dice anche nella consacrazione nella Santa Messa, nella consacrazione eucaristica viene acclamata questa formula Dio Santo Unico e Vero cioè Dio ha vinto il mondo con la Sua umiltà. Allora l’umiltà, cari amici, è il principio fondamentale della grandezza di Dio; e sarà proprio l’apostolo Giovanni, che poi è l’unico discepolo che comprenderà questa grandezza, di Dio, perché durante l’ultima cena di Gesù, proprio l’apostolo Giovanni ha la possibilità di appoggiare il suo capo sul petto di Gesù e poter ascoltare i battiti di umiltà e di amore del cuore di Cristo cioè del cuore di Dio. Lì Giovanni si immerge per sempre nell’umiltà di Dio. Perciò l’apostolo Giovanni sarà l’unico apostolo, insieme alla Vergine Maria Addolorata a sostare e rimanere accanto alla croce. Anche i santi nella loro vita hanno dato spazio alla dimensione della croce, i santi non si sono mai ribellati davanti al mistero della croce, ma hanno accettato con umiltà la grandezza della croce. Prendiamo i santi martiri, non si sono ribellati davanti al martirio, ma con la loro umiltà si sono inginocchiati alla prova della fede, inginocchiati con umiltà davanti alla potenza, alla grandezza di Dio. Dunque occorre rimanere accanto alla croce di Cristo, la croce di Cristo è il trono dell’umiltà di Dio e questo i Santi l’hanno capito, in modo particolare San Nicola di Bari, per questo motivo San Nicola è conosciuto in tutto il mondo, famoso in tutto il mondo, perché San Nicola fa un’esperienza forte con la parola di Dio e con l’umiltà del suo agire lasciandosi possedere dall’umiltà della croce di Cristo, la Croce di Cristo, la croce di Cristo per tutta l’umanità sarà sempre il faro di luce per la nostra salvezza, l’umiltà vince su tutto ed è bellissima l’espressione riportata nel vangelo in cui si dice “ quando sarò innalzato sulla croce attirerò tutti a me” cioè l’umiltà di Dio attira i nostri  i nostri cuori. L’apostolo Giovanni nella sua prima lettera esattamente capitolo 7 versetto 8, se non erro, si esprimerà con una frase  breve ma stupenda, una definizione  la chiamerei io unica e stravolgente “ Dio è amore”. Giovanni infatti in quella affermazione vuole sottolineare, non sotto un aspetto teologico, ma sotto un aspetto spirituale, i due aspetti divini di Dio, quell’affermazione di Giovanni possiamo considerarla un operazione chirurgica di anatomia spirituale su Dio, ossia in quell’affermazione di amore, Giovanni evidenzia due aspetti di Dio, l’umiltà  di Dio e la mitezza di Dio, l’amore senza l’umiltà è completamente inesistente e inefficace e non può essere un amore vero, puro e sacro perché dire Dio è amore significa  dire teologicamente l’umiltà vince su tutto, cioè Dio vince su tutto, nel capitolo di Giovanni capitolo 15 troviamo questa bellissima affermazione di Gesù “ Senza di me non potete fare nulla” ossia la nostra vita senza umiltà è un nulla, una vita buia e stanca, perciò il Signore dirà “ venite voi che siete tutti stanchi e affaticati e io vi ristorerò, imparate da me che sono mite e umile di cuore” dove troviamo la massima grandezza dell’umiltà di Dio, sarà l’Apostolo Giovanni a definirlo con una bella espressione “ Rimanete nel mio amore”. Cioè Giovanni vuole dire rimanete anche nell’umiltà di Dio. Anche l’uomo è chiamato a vivere nel profumo dell’umiltà e noi cristiani dobbiamo riscoprire la bellezza dell’umiltà, un cuore che batte di umiltà profuma di vera santità, quando l’uomo agisce nella sua vita con la fede  di Dio, con la fede del cuore, in comunione con la verità di Dio, l’uomo vince su satana, principe della superbia e satana ha paura terribile dell’umiltà e scappa velocemente, guardate,  cari fedeli satana non ha paura delle feste patronali o delle statue dei Santi, satana ha paura dell’umiltà del cuore dei battezzati, dei figli di Dio  e dei Santi, dove c’è l’umiltà, dove una famiglia vive nell’umiltà, dove una famiglia cresce con la forza dell’umiltà, satana scappa perché la sua superbia non accetta il profumo dell’umiltà. Allora possiamo dire che adesso abbiamo visto un po’ l’umiltà divina, però dobbiamo vedere anche l’umiltà umana, possiamo dire che l’umiltà umana illuminata dall’umiltà di Dio ci porta a vivere nella volontà di Dio, non basta nella nostra vita avere un atteggiamento di sola fede, cioè pensare di essere battezzati, siamo stati registrati sul registro del battesimo, abbiamo preso la cresima e ho fatto il mio dovere, non è così, non possiamo vivere solo in quest’atteggiamento, ma per vivere in Dio dobbiamo esercitare la virtù dell’umiltà nella nostra vita, cioè fare una scelta radicale nell’umiltà e dunque  l’umiltà ha quattro caratteristiche o meglio quattro dimensioni spirituali ci apre alla Fede, ci apre alla conversione, ci fa vivere nella volontà di Dio, ci apre alla salvezza eterna. Guardate cosa fa l’umiltà nella nostra vita, ci apre alla Fede, ci apre alla conversione, ci fa vivere nella volontà di Dio, ci apre alla salvezza eterna. E allora tutti i Santi San Nicola, San Filippo Neri, Sant’Antonio, Santa Lucia, i Santi Martiri, Sant’Agata, hanno vissuto la loro santità passando attraverso un atteggiamento di umiltà, dunque non c’è santità per ognuno di noi se non si fa l’esperienza dell’umiltà. Perciò nella Sacra Scrittura  troviamo tre frasi bellissime che ci devono far riflettere sulla grandezza della nostra coscienza e vita, l’umiltà ci genera nell’immortalità, cioè alla salvezza eterna e nel libro della Sapienza troviamo questa bellissima affermazione “Dio ha creato l’uomo per l’immortalità”, nella Genesi invece troviamo quest’altra espressione “Dio disse facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza” a me dispiace che molta gente crede ancora che l’essere umano deriva dalle scimmie, togliamo questo discorso ma vediamo il riferimento biblico che significa questa somiglianza e immagine di Dio, cioè la somiglianza consiste nel fatto che l’uomo ha un’anima spirituale e immortale, cioè dotata di intelletto e di volontà e quindi capace di conoscere e amare Dio in un atteggiamento di umiltà e San Paolo anche nelle sue letture dirà “ Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi e che avete Dio” dunque Dio agisce nella nostra vita con l’azione dello Spirito Santo, cioè con la sua umiltà divina. Dio stesso, ed è questo un qualcosa di bello, lo vedremo proprio il giorno di Natale, per umiltà sceglie di nascere in una grotta e non in un palazzo d’oro.

E allora vorrei sottolineare qualche altra frase bellissima della Sacra Scrittura per comprendere ancora di più la bellezza di questo termine umiltà per poi arrivare alla conclusione di questa piccola tematica molto semplice perché non sono uno che come si dice relaziono ad alta teologia, vorrei sottolineare dunque un’altra frase bellissima di Giovanni che viene proprio recitata nella preghiera dell’Angelus a mezzogiorno, questa bellissima preghiera Mariana che noi cristiani facciamo ogni giorno elevando il nostro cuore alla maternità di Maria. “E il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Sostituiamo per un attimo il termine verbo cioè Cristo con la parola umiltà e il termine carne con la parola umana amore “e l’umiltà si fece amore e venne ad abitare in mezzo a noi”. Sempre nel prologo di Giovanni sostituiamo il termine verbo con la parola umiltà: “in  principio era l’umiltà e l’umiltà era presso Dio e l’umiltà era Dio”: Perché vi ho suggerito questa piccola trasformazione di paragone? Perché proprio Gesù nella sua predicazione dirà una frase  meravigliosa che poi è la sua carta d’identità, esattamente il capitolo 11 di Matteo, Gesù dirà  “imparate da me che sono mite e umile di cuore” questa è la carta d’identità del cuore di Dio,  ecco perché Gesù dirà con molta sincerità anzi direi schiettezza “senza di me non potete far nulla” cioè senza l’umiltà si è perdenti in tutto, invece l’umiltà vince su tutto. Dunque cari amici fedeli la volontà del cuore deve essere sempre in unione profonda con la nostra umiltà, ricordo alcuni versetti di umiltà, l’eccomi di Maria nel vangelo di Luca, Maria dirà davanti all’Angelo “ Eccomi sono l’umile serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” dunque l’atteggiamento dell’umiltà, vedete cari amici, ci fa conoscere e aderire alla volontà di Dio, nel vangelo di Matteo noi troviamo la parabola del saggio e lo stolto, cosa vuol dire Gesù in quella parabola chi è il saggio chi è lo stolto, il saggio è colui che scava nella roccia, cioè scava nel cuore nella profondità del suo cuore, scopre l’umiltà e quell’umiltà diventa il pilastro della sua coscienza, perciò edifica la sua casa nella roccia, cioè quella roccia rappresenta il nostro cuore, noi dobbiamo scavare nella profondità del nostro cuore per accendere quella luce di umiltà che darà luce alla nostra santità, lo stolto invece non farà questo, lo stolto non va a scavare, ma lo stolto costruirà direttamente, quindi qual è la differenza tra il saggio e lo stolto, che il saggio costruisce la sua vita sul pilastro dell’umiltà e quella vita diventa resistente davanti alle intemperie, lo stolto costruisce la sua vita sulla razionalità, sulla superbia e sulla presunzione, il figliol prodigo, il fratello maggiore vive con il padre, ma non conosce il padre,  perché non assume un atteggiamento di umiltà, cioè di comunione con il padre, non partecipa alla gioia né del padre e né tanto la gioia del fratello che ritorna alla casa del padre, perché non ha un atteggiamento di umiltà, lo stesso il giovane ricco, conosce i comandamenti ma non li ama, perché non ha un cuore d’umiltà in quanto lui ama solo il denaro, allora cari amici arrivo alla conclusione, l’umiltà ti fa amare i comandamenti, l’umiltà ti fa sorgere come il sole nelle otto beatitudini, ricordiamoci di quelle otto beatitudini, beati i puri di cuore, beati i miti, beati gli operatori di pace, quelle beatitudini nascono dall’umiltà della nostra coscienza, cioè se la mia coscienza è impregnata di umiltà il mio cuore riscopre il sole di quelle otto beatitudini. Allora carissimi, possiamo paragonare l’umiltà a alla luce nascosta prima dell’alba, una luce di aurora feconda, quella luce che ti apre alla freschezza della vita, quella luce che ti apre alla profondità del tuo cuore e allora l’umiltà, è il terreno spirituale per il nostro cuore dove spunta, germoglia e cresce la nostra coscienza in luce di Santità e di amore vero e se noi leggiamo l’inno della carità, l’inno di San Paolo alla carità, basta sostituire, il termine carità con il termine umile, esce questa bellissima preghiera “l’umile è paziente, l’umile è benigno, l’umile non è invidioso verso la carità, l’umile non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non s’adira, non tiene conto del male ricevuto”. Ecco perché ho voluto scegliere questo titolo ”l’umiltà vince su tutto” un cuore che si lascia guidare dall’umiltà, dalla semplicità, dall’umiltà della mitezza diventa veramente un canto vivente. Concludo con un piccolo pensiero che scrissi un po’ di tempo fa, spero veramente che in questa piccola relazione siamo riusciti un po’ a comprendere la bellezza del valore dell’umiltà. L’umiltà nasce tra le pareti della Fede, perché solo lì tu puoi appoggiarti e aggrapparti per non cadere nel buio delle tenebre, l’umiltà segna i confini dell’anima, perché ogni respiro dell’anima sia un eterno bacio d’amore, un eterno soffio di speranza, un eterno raggio di vita  e di gioia. Essere una luce di speranza in questo mondo non è come un fiore che cresce e appassisce in un arido giardino, ma essere luce di speranza significa esplodere all’infinito superando i confini del tempo, dello spazio e della luce senza ripensamenti inutili, aspre malinconie.