INTERVISTA A PADRE GIACOBBE ELIA ESORCISTA, a cura dell’ass. ne culturale Al passo coi tempi.
Su Gemma tivu. Voce narrante Maria Gemma Caccamo. Sbobinamento dal parlato di Emanuela
Chiarella, Sigrid Veneri, Salva Fais, volontarie de I figli della Luce
Intervistatrice Cari amici di Gemma Tivu, ci troviamo presso il santuario di Maria Santissima del
Soccorso a Lamezia Terme perché vogliamo proporvi, a partire da oggi, una serie di puntate sul
mondo dell’occulto. Queste puntate denotano come, nel corso dei millenni e fino ai nostri giorni,
in un'epoca di civiltà evoluta, l’ignoranza e la credulità di tante persone calpestano quel
meraviglioso dono dell'intelligenza che Dio ci ha concesso. C’è gente che ancora si lascia
condizionare dalla superstizione, chi crede ciecamente alla magia, chi cerca di indovinare il futuro
attraverso la divinazione. E che dire, poi, del malocchio, dello spiritismo e di tanto altro ancora?
In tutto questo c’è il male, lo spirito del maligno, il demonio, che per odio contro Dio fa di tutto per
rendere l’uomo suo schiavo. Tutti questi argomenti li affronteremo dialogando insieme con un
celebre esorcista, Padre Giacobbe Elia, che tra poco incontreremo. Ma adesso conosciamolo
meglio attraverso questa clip.
Padre Giacobbe Elia è medico, scrittore, specializzato in teologia dogmatica ed esperto di bioetica.
Superiore della Fraternità Missionaria Mariana, un istituto religioso e un'associazione di credenti
uniti nel vincolo dell'Immacolata, consacrati alla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo. Ha al
suo attivo numerose pubblicazioni, tra cui L'urlo muto, Le preghiere del popolo di Dio, Le preghiere
della tradizione cristiana, Il segreto di Fatima, Salvati da una profezia, Con redenzione, Ossessioni e
possessioni.
Eccoci, siamo insieme con Padre Giacobbe Elia, esorcista. Bentrovato, padre, io la ringrazio di vero
cuore per la sua disponibilità, per la sua gentilezza e, soprattutto, per aver accettato di parlare di
temi che per tanti sono un tabù, e per tanti sono un esercizio davvero pericoloso e sconsigliato.
Ma, prima di iniziare il nostro discorso su questi argomenti, mi è doveroso farle una domanda: Lei
è stato il discepolo di Padre Candido Amantini ed è stato anche, per un periodo, il maestro di
Padre Amorth e tra tutti c’è un grande collegamento con Padre Pio.
R: Mi permetta, frattanto, di ringraziare lei, che è stata sempre cortese quando ci siamo sentiti. Sì,
quello che dice, è verissimo. Mi ha cresciuto Padre Candido Amantini alla Scala Santa, e Padre
Candido Amantini, che era un biblista di vecchio stampo, molto serio, molto severo anche nei
costumi da passionista, era legato da un'amicizia sincera, direi familiare, con Padre Pio da
Pietrelcina. Tanto che, quando andava a Pietrelcina, a San Giovanni Rotondo, Padre Pio non voleva
più che ripartisse. L’unico modo perché lui potesse liberarsi era dire: “Padre, ma l’obbedienza mi
richiama a insegnare”. E allora Padre Pio rispondeva: “Vai, puoi andare”. Durante il mio
Studentato mi chiamò proprio Padre Candido per stargli vicino, e il superiore mi chiese di cambiare
stanza per poter stargli vicino anche di notte, quando, più volte, stava male. Un anno prima del
mio sacerdozio, nell'86, il cardinale Poletti diede il permesso dell'esorcistato a Don Gabriele
Amorth, un Paolino che dirigeva una rivista, Madre di Dio, che all'epoca aveva 100.000 copie, ma
non aveva esperienza come esorcista. Padre Candido era molto riservato e non in ottima salute, e
lui Don Gabriele Amorth, non sapeva come muoversi. Quando venni ordinato sacerdote, era il 17
gennaio del 1987, il vescovo Marra, che era calabrese, reggino come voi, una persona che mi ha
voluto molto bene, molto distinta, venne per ordinarmi dal Vicariato alla Scala Santa. Alla fine,
abbracciandomi, mi disse: “Padre, le porto i saluti del cardinale, e ogni permesso”. Io pensavo si
trattasse del permesso di cui godevamo allora, cioè quello di poter togliere la scomunica a quanti
avessero abortito o altro, ma lui puntualizzò subito: “Lei può affiancare Padre Candido da domani
stesso”. Io rimasi perplesso, perché sia il cardinale Poletti sia il cardinale Casaroli avevano stabilito
che al Ministero dell'esorcismo potesse accedere solo un sacerdote raccomandato dal vescovo e
che avesse superato un esame con Padre Candido. Io non avevo mai chiesto questo, quindi rimasi
perplesso. Il cardinale Marra allora mi disse: “Lei non sa che è Padre Candido ha scritto una lettera
per lei?”. Io risposi che non ne ero a conoscenza. Mi disse: “Affianchi Padre Candido e conservi
sempre un atteggiamento di prudenza e rispetto verso questi sofferenti.” Erano contrari all'agire
plateale che si stava diffondendo. Poi, qualche giorno dopo, il cardinale Poletti mi volle ricevere e
mi disse la stessa cosa: “Si comporti sempre come Padre Candido, con fermezza ma anche con
discrezione, affinché si eviti il chiacchiericcio.” Presi questo consiglio come una consegna di
rispetto e riservatezza.
D: Padre, lei ci diceva già che il suo Ministero è di esorcista, esperto di demonologia, che studia gli
spiriti che si sono ribellati a Dio e che sono la causa di gran parte del male nel mondo. Ma esiste
davvero il demonio? Perché tanta gente non ci crede o non ci pensa? E, soprattutto, perché non se
ne parla negli ambiti ecclesiali o se ne parla poco?
R: Ha detto molto bene. Se ci pensa, la demonologia, che è lo studio delle credenze popolari, e per
popolare non si intende nulla di dispregiativo, è quello che i popoli studiano sulla presenza del
diavolo. È una disciplina che interessa tutte le religioni, a modo loro, compresa l’idolatria. Perciò,
dovrebbe essere importante anche per noi. Tuttavia, da quasi 70 anni, o forse di più, questa
disciplina è andata in disuso nei nostri studi. Ma il popolo di Dio ne avverte l’urgenza, e io ho
potuto verificarlo nella mia esperienza e nei miei studi in diversi convegni. Che cosa succede,
dunque? Quando la demonologia viene meno, finisce per essere la disciplina che implementa, per
esempio, la pastorale, la catechesi e il catechismo stesso. Implementa anche la nostra
predicazione, il nostro modo di guardare la cristologia. Ho incontrato qualche vescovo che mi ha
detto: “Non mi interessa. Io non credo nel diavolo”. Rispondo che non credere nel diavolo
potrebbe sembrare un vantaggio, perché credere in qualcosa significa riconoscere il Signore. Ma
bisogna credere nell’esistenza del diavolo, perché, se il diavolo non esiste, perché celebriamo la
Pasqua? Nostro Signore chi avrebbe vinto? Se non c’è un avversario, dice Agostino, nel quinto
secolo, non c’è neanche un vittorioso. Il male, vuole il Modernismo, cade nell'evanescenza di
un'idea, diventa una distopia, ma non una realtà. Anselmo d'Aosta, al contrario, diceva che noi,
quando sentiamo il nome di un male che ci riguarda, o riguarda una persona amata da noi,
immediatamente proviamo dei brividi, perché sappiamo, sì, che il male è una deficienza, come
diceva Agostino, la vecchia scuola filosofica, ma è una deficienza di quel bene che dovrebbe esserci
e non c’è, e che quindi apre la vita alla corruzione della morte.
D: E appunto del Diavolo, del demonio, ne parla la Sacra Scrittura; ampiamente lo descrive come il
tormentatore degli uomini, come la causa della morte.
R: Allora possiamo fare brevissimamente un salto concettuale che consente poi a tutti di tracciare
questa linea, questo filo rosso. La Scrittura, come ben dice lei, si apre addirittura con la figura del
diavolo. Noi abbiamo un libro che non è forse tra i più antichi della Bibbia, ed è il libro della
Genesi, cioè il libro delle origini da cui tutto ha vita. Dopo il racconto della creazione, nel terzo
capitolo, immediatamente appare accanto ad Adamo ed Eva una figura misteriosa e minacciosa: il
serpente antico, il quale li inganna.
Soltanto molti secoli dopo, cioè in epoca ellenistica, quando verrà scritto, intorno al 100 avanti
Cristo, il libro della Sapienza, allora questa figura, il serpente antico, che ritorna paradossalmente
nell'Apocalisse, questa figura prende il nome di diavolo, Satana. Però c'è una cosa che è
interessantissima: appunto quella che diceva lei, che non c'è uno iato tra i due, non c’è uno stacco,
perché se ne parla nel libro di Tobia, libro di Giobbe. Quindi, questa figura, con il nome a volte di
Asmodeo e di altri demoni, fa vedere che ci stanno delle presenze di ordine spirituale, che sono
angeli decaduti, che hanno una potestà su di noi e che costituiscono un regno ben ordinato e
gerarchicamente stabilito, dove, al vertice di questo regno, ci sta Satana e ci sta Lucifero, che non
sono la stessa persona, sono due i due epigoni, i due capi che guidano due serie di demoni di cui
parla poi il capitolo nono dell'Apocalisse, che hanno due funzioni diverse verso l'uomo. Il primo,
quello di Satana, ha il potere di uccidere; il secondo, di tormentare e far desiderare la morte.
Quindi, la Scrittura ha detto bene, ritorna su questo tema. Per questo è ancora più grave
l'atteggiamento di alcuni Pastori, che non credono a questa realtà. Io, nel libro su Fatima, e poi l'ha
ripreso e ripetuto Padre Amorth, in più occasioni, dico che il pastore che abbandona i suoi figli, le
sue pecore, che siamo noi, al male, non offrendo sacerdoti capaci che possano aiutarli, compie un
peccato mortale, perché questo aiuto è soltanto proprio della Chiesa cattolica. E Gesù lo ripete
sempre nella sua vita. È uno dei primi mandati che ha dato agli apostoli quando li manda a
predicare, di scacciare il demonio. Risorto manda ancora a scacciare il demonio, quindi vuol dire
che questo spirito perverso e pervertitore “il pervertitore” (così lo chiamerà Paolo VI rivendicando
contro il modernismo rigurgitante la sua presenza) è un essere attivo nella storia. Questo significa
una cosa che aveva capito molto bene anche la teologia apofatica che è la teologia orientale: che il
Signore ha vinto il diavolo ma non lo ha sradicato dalla storia e mentre ha fiaccato in un certo senso
lui, ha fiaccato il demonio, ha dato a noi la medicina per combatterlo e questo a volte vuole
l’eroismo di una vita.
D: Padre le chiedo maggiore spiegazione perché lei ha detto che Satana e Lucifero non si
identificano nella stessa persona ma nella conoscenza comune noi tutti crediamo che Satana è
l’angelo ribelle e quindi Lucifero che si è ribellato alla volontà di Dio. Quindi com’è questa
distinzione?
R: Ha fatto un’osservazione arguta. Il problema è che noi, soprattutto i sacerdoti, non studiano più
nulla di questo.. allora.. nel capitolo 8 nell’Apocalisse (capitolo anche 9) gli angeli sono distinti in
serpenti e scorpioni, così li distingue anche il Vecchio Rituale degli esorcismi. Lo Pseudo Dionigi
(un teologo autore di libri. Ndr.) nella gerarchia celeste vede a capo delle gerarchie due angeli
i quali alla gerarchia più alta, che è quella dei Serafini, trasmettano la contemplazione di Dio.
Questi due angeli erano diversi e trasmettevano, avevano il compito di custodire e trasmettere
la vita (Satana), custodire e trasmettere la conoscenza (Lucifero). Lucifero colpirà sempre
l’immaginario collettivo, soprattutto massonico, in quanto era il portatore di luce ma oggi noi
dovremmo chiamarlo buio o lucifugo (io lo chiamo così) perché non ha più nulla della luce
primigenia che gli dava Dio, cioè questi Serafini si sono pervertiti nel loro contrario.
È molto indicativo, lei non so se lo sa – ha visto l’ultima cena di Michelangelo?- è un’opera
straordinaria. Michelangelo era un caratterista, lui va un giorno a cercare Gesù e vede un giovane
molto bello e espressivo sul Tevere, senza farsi notare fa lo schizzo e poi dice mi manca Giuda.
Allora dopo tempo rivà e trova un ragazzo che era ormai si vedeva che era consumato dai vizi, dalla
lussuria, dal vino e si mette a schizzarlo. Quando ha finito dice “ma questo è Gesù!”. Era la stessa
persona. Questo ci aiuta a capire come la caduta a volte abbruttisce un essere che era uscito bello e
perfetto dalle mani di Dio.
D: Padre lei ci diceva che la Sacra Scrittura parla del demonio definendolo vecchio serpente ma
anche il grande dragone ma ai giorni nostri ancora la sua azione è temibile?
R: Molto, molto di più, perché vede: quando la società era cristiana, nonostante i peccati che erano
per altro di gran lunga minori, la Chiesa curava le ferite attraverso la sacramentalità, la Confessione,
la Comunione. Oggi siamo nella post modernità, in quella densa enciclica piccola che è la Pascendi,
in cui il Papa aveva allora descritto quali sono i limiti del Modernismo. Il Modernismo non è altro
che l’esasperazione dei valori della modernità, è quello dove al posto di Dio mettono l’uomo. Allora
non è più Dio il sole, il centro dell’universo intorno a cui tutto deve ruotare e al quale l’uomo deve
(verbo dovere) un debito di adorazione e di Lode, ma è l’uomo il centro di tutto, alla teologia si
sostituisce l’antropocentrismo e quindi è Dio che è chiamato a soddisfare i desideri dell’uomo. C’è
un’inversione straordinaria copernicana ma diabolica. Io le dico soltanto una cosa da medico,
perché alcune cose fanno capire più di tutte le altre cose. Non so se lo sa ma la malattia psichiatrica
moderna è la depressione, una malattia pervasiva. Bene, la depressione non esisteva nel Medioevo,
un periodo che è stato così tanto vituperato. Il Medioevo, hanno fatto degli studi, un periodo dove
ogni persona di qualsiasi ceto rideva, rideva non sorrideva non faceva la smorfia, rideva di cuore di
pancia anzi. Rideva un quarto d’ora al giorno che è tantissimo. Da noi è scomparso il sorriso. Si
chiedeva un filosofo che cosa sia mai la depressione. Ma la depressione non è altro che lo
smarrimento del senso della vita, Vidick Stein affermava che “quando te non hai più senso nella
vita, più mordente per combattere, allora non vale la pena che tu viva”. E questo male misterioso ti
consuma. E’uscito un libro molto bello che mi regalato una collega ora mi sfugge il nome, che è
scritto da due filosofi anzi uno è un sociologo è quello che parla del “male fluido”, che descrive il
male moderno in una maniera straordinaria dice il male moderno è un veleno che ci consuma ma di
cui non ti rendi conto. Perché nasce sotto i tuoi piedi come una piccola pozzanghera e come tu stai
parlando con un altro e hai altri interessi a volte sbatti i piedi e dici va bene c’è un po' di umidità,
poi te lo senti fino al ginocchio ma quando vai a scuoterlo ti rendi conto che ha intaccato come un
acido il ginocchio e lo ha consumato, il male moderno sta consumando la nostra struttura etica
morale.
D: e in tutto questo Satana agisce
R: è Satana, e non te ne accorgi. Lui lo dice, ha un linguaggio per parlare a tutti. Noi dell’azione del
maligno non ci accorgiamo però questo male sale, deborda e a volte ti avvolge e tu pensi di poterlo
sopportare ma quando vai a vedere il conto le tue gambe non ci stanno più, è un acido che le ha
corrotte senza farti del male. Ma tu non sei più quella persona di prima, quella che stava in piedi.
D: E per reagire a tutto questo?
R: Per reagire, chiaramente la psichiatria per onestà offre la presa di coscienza. La Chiesa offre la
resipiscenza dove la resipiscenza è la presa di coscienza che noi chiamiamo anche penitenza. Nel
senso che se io mi accordo prendendo coscienza del male che vivo, che vivo male e che quindi
opero il male perché l’essere precede sempre, dice San Tommaso, se io mi accorgo che sono cattivo
faccio cose cattive, allora devo ritornare in quello che Bonaventura chiamava il Redditus cioè il
ritorno dell’anima in sé stessa e Agostino dirà: io ti cercavo fuori di me Signore, ma tu eri a me più
intimo di quanto io lo sia a me stesso.
D: Padre, lei prima ha accennato alla gerarchia che c’è all’interno dei demoni, ma la teologia,
soprattutto nel medioevo, ha cercato di contare anche il numero dei demoni, di definirne le essenze,
il motivo della caduta, il rapporto tra i demoni e con il diavolo, con il capo, le modalità..
R: In realtà io le ho risposto, però lei fa bene a puntualizzarlo per la complessità della cosa, quando
le ho detto che Tommaso d’Aquino dipendeva dallo Pseudo Dionigi che aveva scritto la “de celesti
gerarchia” (la gerarchia celeste). Dionigi a un certo punto stabilisce o meglio descrive nove cori,
cioè nove schiere di angeli che hanno compiti diversi, il cui il primo è quello di lodare Dio. Il più
alto sono i Serafini, serafini nella religione ebraica sono coloro che bruciano, che stanno col
fuoco. Soltanto che là, il fuoco che fa bruciare i nostri cari che sono morti nella grazia di Dio, è il
fuoco della beatitudine di vivere in Dio senza bisogni, perché in Dio ogni bisogno è soddisfatto. E
allora sono i più alti proprio perché vivono il fuoco stesso di Dio. Ezechiele quando deve descrivere
Dio lo descrive come pura energia, un elettro su cui molto ha parlato anche la teoria quantistica dei
fisici. Allora queste gerarchie sono appunto tali perché in Dio tutto è ordinato. Attraverso questi
vari passaggi la primigenia rivelazione di Dio viene resa fruibile a tutti secondo il grado
d’intelligenza che Dio concede alle sue creature e infine viene comunicata dagli angeli agli uomini.
A noi sembra un discorso complicato però mi voglio fermare su due cose filosofiche molto
semplici. Un vecchio adagio della filosofia diceva che Dio comunicandosi a noi adatta il suo
contenuto, cioè la sua sapienza alla capacità del contenente, cioè del recipiente. Allora non a tutti
Dio dà lo stesso dono. Su questo punto si troverà a discutere e a riflettere Einstein; io sviluppo quel
pensiero nel libro “L’atteso e l’anticristo”. Einstein a un certo punto dice lo stupore del creato. Nel
creato non c’è nulla di casuale.
D: Non c’ è nulla di casuale. Noi siamo dei contenitori, la comprensione di Dio, quando si inizia a
pregare di più e a leggere di più, aumenta. Ogni immersione in Dio ci dà qualcosa in più, ma se noi
non ci immergiamo rimaniamo estranei. E parlando del diavolo, anche il catechismo della Chiesa
Cattolica ne parla ampiamente, riprendendo testi biblici, i testi dei padri della Chiesa e dei Concili
ecumenici, parla soprattutto della caduta degli angeli e come lei ci diceva del peccato originale, e a
questo punto ascoltiamo un brano tratto dal Catechismo della Chiesa Cattolica e poi ci rivedremo
qui
Dietro la scelta disobbediente dei nostri progenitori c’è una voce seduttrice che si oppone a
Dio, la quale per invidia li fa cadere nella morte. La scrittura e la tradizione della Chiesa
vedono in questo essere un angelo caduto chiamato Satana o Diavolo. La Chiesa insegna che
all’inizio era un angelo buono creato da Dio. Il diavolo infatti e gli altri demoni sono stati
creati da Dio naturalmente buoni, ma da sé stessi si sono trasformati in malvagi; a far sì che il
peccato degli Angeli non possa essere perdonato è il carattere irrevocabile della loro scelta e
non un difetto dell’infinita Misericordia divina. Non c’è possibilità di pentimento per loro dopo
la caduta, come non c’è possibilità di pentimento per gli uomini dopo la morte.
– D: Rieccoci Padre abbiamo ascoltato questo piccolo brano che è stato tratto dal Catechismo
della Chiesa Cattolica, lei vuole dirci qualcosa, vuole approfondire magari questi concetti?
– R: Si, la scelta …mi permette di iniziare un po' da prima? Perché oggi è dominante la visione
di Dan Scoto che io nel libro sulla corredenzione, che si ispira agli studi di Padre Candido ribalto.
– D: E il mio teologo preferito
– R: Lo ribalto. Allora Dan Scoto dice che a un certo punto il peccato del diavolo sarebbe
consistito in questo. Che i demoni che allora erano angeli, assistono, capiscono che Dio sta
preparando una nuova creazione e a un certo punto vedono comparire l’uomo e nell’uomo vedono
comparire il Signore degli uomini, Dio che si fa uomo. Allora Dio Padre dice adorate mio figlio, e
loro si rifiutano. Il pensiero di Dan Scoto non regge, perché se i diavoli avessero saputo che in
quell’ uomo c’era il figlio eterno di Dio, anche un cretino l’avrebbe adorato! L’avrebbero visto nel
Suo splendore, quindi non è sostenibile.
Il peccato degli ex angeli è diverso. Il Signore quando compie qualche cosa, non cerca mai
l’avvallo delle creature, non cerca l’adorazione dalle creature, anche quando a noi ci porta via il
papà e la mamma non ci dice né il giorno, né l’ora, è lui il Signore e lo fa. Allora loro sono
creati e nello stesso tempo vedono -avviene in un venerdì, il venerdì non dobbiamo immaginarlo
di ventiquattro ore, è un venerdì di Dio, del tempo primordiale. Loro vedono che Dio crea il
Creato, perdoni la tautologia. E allora loro iniziano a pensare che il Creato è insensato, dicono –
che lo fa a fare? Che significato hanno gli animali, lui è Somma Sapienza (questo lo avevano
capito) a noi ci ha dato qualcosa di sé. Una volta ho detto al diavolo “come ti sei sentito quando
tu sei venuto alla luce?”. La sua risposta mi ha sorpreso, relativamente, ma mi ha fatto
impressione: “Mi sono colto come pura potenza e bellezza.”. Se ci pensi c’è una risposta
superiore: come se te esci dall’utero di tua madre già formato, con l’intelligenza di coglierti
come assoluta potenza e bellezza; lui aveva capito che gli altri erano subordinati a lui. Allora, il
senso della creazione lui inizia a vederlo: nasce un’altra creatura. Tanto che tutti i Padri poi
faranno le loro omelie su colui che deve nascere. Soprattutto durante il Medioevo, ma già
Agostino dice quando vedono Adamo ed Eva vedono una bellezza assoluta; allora comprendono
che loro in sé stessi hanno disprezzato Dio che gli chiedeva di adorare il figlio, che l’avrebbero
dovuto adorare. Sono superbi ma non cretini. Il diavolo si perverte immediatamente e pensa “a
causa tua io mi sono ribellato a Dio, perciò io ti dovrò distruggere” e quest’idea terribile in loro,
dove ogni scelta è irrevocabile, perché è irrevocabile? Perché il diavolo agisce con la pienezza
del suo io, noi non agiamo con la pienezza del nostro io; per questo anche il peccato mortale è
perdonabile, ma non quello contro lo Spirito Santo. Allora inizia ad attaccare l’uomo, sa che ha
una possibilità e non si volge direttamente ad Adamo, ha paura di non vincere con Adamo,
allora dice -mi sono rivolto all’essere bello, ma più debole, e sono passato attraverso
l’adulazione – Mangiala tu sarai come Dio, non avrai più bisogno di Lui. – In fondo Dio che
cosa si riservava davvero? La mela, che poi non esiste nella Scrittura, perché hanno tradotto con
melum “malum”, che era il male ..Dio si riservava quello che ti riservi tu con i bambini: di
essere il pedagogo dei suoi figli, Dio voleva insegnare come aveva già messo in noi la coscienza
, che significa sentire insieme con Lui cum scile ..sapere insieme. Voleva essere l’educatore
nostro, come tu lo vuoi. Quando tu t’abbracci un bambino al seno, attraverso quel latte amoroso
lo educhi gli dici altre cose del comportamento, così voleva fare Dio. Il diavolo invece ha
insinuato la ribellione, ma l’uomo ribellandosi è caduto completamente nella potenza del
diavolo, nostro aguzzino. È chiaro? Questa è stata la caduta! e lui ha dei diritti, quando uno si
avvicina e dice -lascia questa figlia di Dio! – Ma questa hanno fatto questo.. questo.. questo ..
questi sono i miei diritti.- La vecchia teologia studiava i diritti del diavolo, oggi i preti non
sanno che cosa siano e così non possono aiutare, capito?
D: Quindi tutto nasce dall’orgoglio e dall’invidia del diavolo?
R: Sì, mosso sempre dalla sua rabbia. Perché l’invidia nasce dalla rabbia, come le ho spiegato
prima, purtroppo ci vorrebbe tempo, ma però condensando, poi uno risentendo capisce. Una cosa
che ti offende, ti dà rabbia perché offende il tuo io, ma tocca il tuo io dove già l’invidia orrebbe
escludere quell’altra creatura. Se c’eravamo noi, a che cosa servivate voi?
D: Un’ ultima cosa Padre prima di concludere questo nostro incontro, lei parlava di diritti dei
diavoli, quali sono questi diritti? Perché ci sono?
R: Il peccato! Il peccato che noi, o altri fanno per noi, per esempio molti sono in una situazione
terribile dal punto di vista della grazia di Dio, per un motivo molto semplice, hanno offeso Dio.
Vivono in peccato mortale e il peccato è un diritto che ha il diavolo di continuare ad agire su di noi.
Le voglio ricordare una cosa .. si ricorda la conversione di Sant’Agostino? Agostino è come se
c’avesse davanti a sé un burrone, un fiume e sente la voce di Dio che gli dice -Agostino, Agostino,
gettati nelle mie braccia io non ti tradirò, ma Agostino dice, sentivo di essere trattenuto dall’orlo
della mia veste: il diavolo, i diavoli che mi dicevano Agostino non farlo se tu ti butti dovrai
lasciarci. Ad Agostino piacevano le donne, ancora eravamo nell’ordine naturale. Era un ragazzo
molto sveglio, gli piaceva la competizione, gli piaceva lo studio. Lo mitigherà molto la conoscenza
di Sant’ Ambrogio, era passato attraverso la via del manicheismo fintanto che lui trova la forza di
gettarsi nelle braccia di Dio e allora cambia la sua vita.
Il diritto del diavolo è il peccato. Il peccato è il tradimento di Dio e consegna al nostro aguzzino, il
demonio, la nostra libertà. Perché il peccato si svolge nella nostra volontà.