Catechesi di Mons. Giuseppe Magrin, sulla Confessione. Dal Rosario online del canale YouTube de “I Figli della Luce”. 1 novembre 2020
Troviamo scritto nella Bibbia che “Dio ci chiama per nome” e che il nome ha un significato pregnante per Lui: indica l’identità di una persona.
Il mio problema sta nel fatto che spesso non mi ricordo addirittura il mio nome, la mia identità e con che identità gli altri o Dio stesso mi vede, e ciò va ben oltre il nostro nome scritto nell’anagrafe, oltre anche il nostro nome di Battesimo. Va a toccare addirittura il progettino che Dio ha per ciascuno dall’eternità e per l’eternità.
Infatti sappiamo che Dio ci ha pensati ancora prima della creazione dell’universo, circa 17 miliardi di anni fa, con una identità precisa, con una missione speciale sulla terra, perché la vivessimo per lui, con lui, in lui, come figli adottivi da “santi e immacolati” (cfr Efes. 1, 2-6) per un suo disegno d’amore.
Ma guardandoci dentro per un attimo, ci accorgiamo quante confusioni abbiamo in testa nel capirci come Cristiani, come altri Cristo, e nel capire quel che Dio vorrebbe da noi; e constatiamo con quante incoerenze e deficienze viviamo il destino che Egli ha pensato per noi.
Dio ha già recuperato o redento l’umanità intera in Gesù crocifisso e risorto; ha recuperato pure me e te personalmente, ma quanti capitoboli facciamo ancora. Purtroppo! Perciò, Gesù stesso, ha deciso di recuperarci e potenziarci inventando i Sacramenti, che sono sette: Battesimo, Cresima, Eucaristia, Matrimonio, Ordine sacro (diacono, presbitero o prete – non si dice più: sacerdote ma prete – e vescovo), e Unzione degli infermi (e non si dice più Estrema Unzione) e Riconciliazione.
E questa sera, ci fermiamo sul sacramento della Riconciliazione chiamata anche Confessione.
Ma come è capito mai il sacramento della Confessione? Su di esso si possono raccontare verità e bugie. Quante volte mi dicono: Padre, non sono apposto, vengo a confessarmi per fare la Comunione! Conosci tu questo sacramento?
Innanzitutto, la Riconciliazione è il sacramento della Misericordia di Dio; è il perdono che la Trinità dona attraverso il Prete o il Vescovo; infatti, io preferirei assolvere così: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo io ti assolvo dei duoi peccati, Amen… perché solo Dio può perdonare i nostri peccati.
Tu, con la Confessione di tutti i tuoi peccati mortali e anche veniali, ricevuta la assoluzione dal prete, vieni liberato da tutto il male commesso, suggerito magari da molti furbi – i demoni e chi con loro – che volevano dominarti e sostituirsi a Dio, e farti loro prigioniero, senza quasi che tu te n’accorgessi. Vengono cancellati tutti i peccati, tutti e per sempre.
Ma perdonati i peccati, Dio ti dice: e le conseguenze? Se tu sei stato un ladro, io ti perdono in quanto ladro, ma ora restituiscimi quanto mi hai rubato. I danni, causati dai tuoi peccati mortali, ossia dai peccati assassini che hanno ucciso i tuoi rapporti con Dio e con il mondo intero, chi li dovrebbe riparare? Devi riparare tu quei danni, devi scontare tu le pene dovute ai tuoi peccati; cioè, devi fare tu delle “penitenze”. D’accordo magari col prete confessore, dovresti fare, non so, dei sacrifici, dei contatti con chi hai offeso, dei servizi, delle preghiere, e chi sa per quanti anni. Altrocché le poche Ave Maria o Padre nostro, che qualche volta ti vengono chieste e che sbrighi via in pochi minuti.
Nei secoli passati, il Sacramento della Riconciliazione era capito meglio che oggi.
Cito come esempio i peccatori pubblici, cioè coloro che commettevano peccati contro la fedeltà a Dio (gli atei, gli eretici, gli apostati, ecc.); poi, coloro che commettevano peccati contro la fedeltà al matrimonio (i conviventi, gli sposati solo civilmente, comunque non sposati in chiesa, gli adulteri che convivono con un secondo o terzo sposo o sposa o che fingono di essere fedeli alla moglie o al marito ed hanno relazioni segrete con altri, chi presta l’utero in affitto o vende il seme per fecondazioni artificiali, chi convive da gay o da lesbica contro natura, ecc.,); infine, coloro che commettevano peccati contro la fedeltà alla vita (chi uccide sparando, accoltellando, abortendo o eutanasiando, ecc., chi domina in maniera ingiusta, chi opprime il più debole, chi sperpera i beni della famiglia o della società, facendo morire molti di fame), ripeto: questi peccatori pubblici non venivano assolti se non dopo 2 anni di penitenza pubblica in quattro tappe: per 6 mesi, andavano a Messa e dovevano piangere fuori dalle porte della chiesa; per altri 6 mesi, dovevano restare in fondo alla chiesa e ascoltare le letture e la predica e poi mandati fuori; per altri 6 mesi, stavano al centro della Chiesa, in piedi, vicino al crocifisso, visti da tutti come penitenti, infine per gli ultimi 6 mesi nei primi banchi in ginocchio per offrire preghiere a favore di quanti avevano danneggiato. Solo dopo i due anni venivano assolti dei loro peccati e potevano ricevere la Comunione ed essere di nuovo cristiani a pieno titolo, missionari della misericordia di Dio.
Tenendo conto delle diverse culture e fragilità, un po’ alla volta, i monaci specialmente nel nord Europa, incominciarono a dare l’assoluzione dei peccati subito e a chiedere che si facessero le penitenze suggerite dopo essere stati perdonati: per questo motivo la Riconciliazione incominciò ad essere chiamata: Penitenza… perché non si dovevano assolutamente scordare le penitenze; se no, il perdono non sarebbe stato valido.
Riguardo alle dure penitenze, alcuni Santi, ispirati da Gesù che appariva loro, hanno suggerito delle pratiche speciali in cui Gesù stesso, al di là dei nostri meriti, per una sua apertura di cuore senza limiti verso i più miserabili, cioè per una sua miseri-cordia infinita e per le preghiere di cristiani buoni, promise di abbreviare di molto le penitenze: le chiamarono indulgenze.
Ne cito soltanto alcune: il “Perdon d’Assisi”, suggerito da Gesù al mistico S. Francesco; la pratica dei primi nove venerdì del mese, chiesta da Gesù a S. Margherita Maria a La Coque, in ricordo della sua passione e morte; la Coroncina della divina Misericordia, chiesta, sempre da Gesù, come preghiera quotidiana, a s. Faustina Kowalska. Non posso dimenticare le indulgenze dei Giubilei ogni 50 o 25 anni alle Basiliche maggiori in Roma e in S. Pietro, attraverso la porta santa e molte altre pratiche o pellegrinaggi o luoghi o tempi cui furono concesse indulgenze così dette plenarie; cioè, piene, di totale liberazione da tutte le pene che dovremmo scontare prima di morire o subito dopo la morte nel così detto “purgatorio”. Papa Ratzinger ha definito questo luogo di purga delle pene residue in una maniera originale, cioè: Paradiso sofferto. Vedi la Trinità faccia a faccia che ti invita a goderne l’intimità divina e vieni bloccato finché non hai scontata tutta la pena rimasta indietro o abbreviata per le preghiere o le s. Messe in suffragio.
Non contiamoci, perciò, bugie su questo meraviglioso Sacramento, che è innanzitutto il sacramento che ci libera dal male da noi commesso ma specialmente dal Maligno, dai Demoni tentatori che ci hanno spinto a fare il male, facendoci loro prigionieri, non dico in quante maniere ma senz’altro in tante furbe maniere! E ci siamo cascati, perdendo attirittura il senso del peccato. Anche oggi si dice: ...ma questo non è peccato…! O addirittura: il peccato non esiste come offesa a Dio e alle sue creature. Ci giustifichiamo dicendo che sono debolezze della natura umana, che siamo fatti così; e si scusa tutto, ma sono bugie. E Satana il bugiardo ne gode…
Perciò, nel Concilio di Trento di 5 secoli fa, tutti i Vescovi decisero che i “penitenti” manifestassero o confessassero al prete tutti i peccati mortali; tutti nella loro specie e nel loro numero, non escludendo i veniali. Da allora il Sacramento della Riconciliazione, fu chiamato il sacramento della Confessione e il prete fu chiamato “Confessore”. Importante era dire, o farsi aiutare dal prete – che non è un curioso – a dire tutti i tipi di peccato commessi.
Oggi per questo Sacramento si è ripreso il nome dei primi secoli della Chiesa; lo chiamiamo Riconciliazione.
Ciò implica che dobbiamo recuperare la nostra intimità con Dio e i nostri legami con chi abbiamo danneggiato sulla terra. Dobbiamo riconciliarci con il futuro che Dio sogna con noi per il mondo intero e lasciarci prendere in braccio da lui perché ci riporti là dove avremmo dovuto essere secondo il suo progetto. E’ Lui, l’infinita misericordia, a recuperarci con tenerezza, liberati dall’abbraccio infernale del demonio. Noi sappiamo che ci sono preghiere e riti di liberazione dal Maligno. Ma l’esorcismo più potente di tutti è dato dal Sacramento della Riconciliazione, in cui, lasciatemi dire, Cristo-Misericordia infinita perde la testa pur di recuperarci e abbracciarci e farci abbracciare dal Papà suo e nostro nella loro divina Comunione che è lo Spirito Santo, chiedendoci di cambiare vita.
Quando apparve a Fatima, la Mamma di Gesù disse ai tre piccoli pastori: Giacinta, Francesco e Lucia: “Molte anime vanno all’inferno perché non convertite seriamente e non c’è chi preghi e si sacrifichi per loro”. E aggiunse: Convertitevi e fate penitenza, voi per loro.. E quei tre innocenti fecero penitenze dure a quell’età per i peccatori. E qui ricordo, oltre a S. Francesco d’Assisi, anche P. Pio da Petralcina e Teresa Newmann che ebbero in regalo da Gesù per tutta la vita le sue piaghe sanguinanti per soffrire con lui i peccati di tanti incoscienti. Gradirei che voi stessi cercaste altri mistici che hanno sofferto come loro.
Gesù oggi ci ripete: Celebrate sì il sacramento della mia misericordia, però col proposito di non peccare più, non dicendo di non offenderlo più per l’avvenire da poco convinti o da bugiardi, e ricordando, piuttosto, con tenerissimo affetto quanto Egli disse a S. Margherita Maria Alacque: “Ecco quel cuore che tanto ha amato gli uomini e non riceve da loro che ingratitudini”. Appunto perché pentiti finti!
Ho cercato di descrivervi un po’ la verità profonda di questo sacramento che auguro non venga celebrato in tutta fretta ma venga preparato seriamente con la voglia sincera di convertirci e vissuto poi col richiesto impegno, anzi direi, con un pizzico di eroismo.